“E’ giusto chiedere il Premio Nobel collettivo per le donne africane, perché è un riconoscimento che deve arrivare a tutte quelle donne che si occupano della salute, della lotta all’Aids, che creano cooperative in agricoltura, che si impegnano a far accedere i propri figli all’istruzione, che difendono i loro territori anche da Paesi sviluppati che oggi rubano la loro terra, che si ribellano alle mutilazioni genitali”.
Lo ha dichiarato l’europarlamentare Silvia Costa (PD/S&D) intervenendo alla conferenza stampa che si è tenuta questo pomeriggio presso la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles nel corso della quale è stato presentato il dossier di candidatura depositato ufficialmente ad Oslo il primo febbraio scorso per la Campagna Noppaw (Nobel Peace Prize for African Women), promossa dal coordinamento di Ong Solidarietà e Cooperazione Cipsi e da ChiAma l’Africa.
“Il Nobel per la Pace alle donne africane sarebbe il giusto riconoscimento al sacrificio e all’impegno di milioni di donne. Le donne africane e le loro associazioni – ha aggiunto l’eurodeputata – sono protagoniste in Africa nelle famiglie, nella società e spesso nelle loro giovani democrazie. Sono anche i veri pilastri dello sviluppo e della tutela dei più deboli anche quando, durante e dopo i tragici conflitti multietnici che ancora scuotono ad esempio la regione dei Grandi Laghi, devono garantire la sopravvivenza dei bambini e dei loro villaggi”.
“Simbolicamente – ha concluso Silvia Costa – ho chiesto di far partecipare a questa iniziativa tre donne africane rappresentanti autorevoli in Italia di diverse comunità africane: Suzanne Diku, ginecologa e fondatrice dell’associazione Tam Tam d’Afrique e della rete Femme d’Afrique; Maria Josè Mendes, sociologa eMaria Dulce Araujo, giornalista, entrambe già presidente dell’ associazione Donne capoverdiane in Italia. Tre donne che hanno conquistato con molta difficoltà il loro ruolo ma che hanno sempre rappresentato le istanze dei loro Paesi d’origine per i quali si battono. Tre donne cui dieci anni fa, su proposta della Commissione nazionale di parità che allora presiedevo, è stata conferita dal presidente della Repubblica Ciampi l’onorificienza al merito della Repubblica Italiana”.